UN CORRETTO USO NELL’ASSUNZIONE DEI RIMEDI OMEOPATICI
di Simona Mezzera
Il farmaco omeopatico può essere preparato in forma liquida o sotto forma di granuli o globuli di lattosio.
In forma liquida, si versano 5 gocce in un bicchiere contenente un dito d’acqua naturale. E’ importante trattenere il liquido in bocca almeno una trentina di secondi prima di deglutirlo per permetterne l’assorbimento che avviene principalmente a livello della mucosa orale.
I granuli, contenuti in tubi pluridose, vengono versati senza toccarli con le mani, in numero di 2-3, salve diversa prescrizione medica, nel tappo della confezione e vengono fatti sciogliere in bocca.
I globuli, contenuti in tubi monodose, si versano direttamente in bocca, usando quindi tutto il contenuto in un’unica somministrazione; devono essere ripetuti solo su indicazione prescrizione medica.CH
I rimedi omeopatici non devono essere, in qualsiasi forma si assumano, toccati con le mani; devono essere assunti lontano dai pasti e da sapori forti quali caffè, sigarette, menta, eucalipto, canfora, timo…
Almeno durante la giornata di assunzione per le dose più basse e ripetute almeno per venti giorni dopo la dose unica si dovrebbero evitare cibi o sostanze con effetto irritante, quali la menta, la liquirizia, l’aglio e la cipolla crudi, la camomilla, la canfora, tutti gli oli balsamici e se si riesce anche il caffè.
Queste sostanze infatti possono avere un effetto antidatante sul rimedio omeopatico, bloccandone o rendendone meno efficace la sua azione.
Tali restrizioni devono essere maggiormente seguite da soggetti in cui sia presente una compromissione importante dell’organismo che la terapia possa agire al suo massimo.
Preparazioni e diluizioni
Le diluizioni più usate sono le CH, scala centesimale, e le K, scala korsakoviana. Le prime furono preparate dallo stesso Hahnemann, medico tedesco fondatore dell’omeopatia.
Si prende una goccia tintura madre della sostanza e 99 gocce di acqua e alcool, si agita (successa) il tutto per 100 volte e si prende una goccia della nuova soluzione diluendola a sua volta, in un altro flacone, con altre 99 gocce di acqua e alcool, si succussa nuovamente per 100 volte e si procede così fino alla diluizione desiderata.
Il primo passaggio costituisce la 1CH, il secondo la 2CH e via di seguito.
Le korsakoviane si differenziano in quanto si utilizza un unico contenitore nel quale si diluisce una gocce di tintura madre con 99 gocce di acqua e alcool; dopo la succussione per 100 volte si svuota il tutto e si diluisce quella parte di soluzione che resta adesa alle pareti del contenitore con altre 99 gocce di acqua e alcool; quindi si succussa per altre 100 volte e si riscuota tante volte quanto è la diluizione richiesta.
Il numero scritto sull’etichetta dopo il nome della sostanza indica la diluizione, subito dopo la scala di preparazione: CH o K.
Le due scale non sono sovrapponibili, la 30 CH non equivale alla 30K; il consiglio è quindi di controllare, quando si acquista il rimedio, che l’indicazione data dal medico sia rispettata sia per la diluizione, sia per la scala.
Uso delle diluizioni
In entrambi i casi una bassa diluizione indica che il rimedio è meno diluito, più vicino alla tintura madre e quindi a una dose materiale.
In questo caso l’energia sprigionata dalle continue diluizioni e succussioni è minore, per questo si preferisce il loro uso, in genere ripetuto, nelle patologie acute e dove vi è una compromissione organica.
Se il rimedio è invece più diluito, la sua azione è principalmente sulla componente energetica.
Le basse diluizioni vanno ripetute fino a quando non si registra una reazione di miglioramento o di peggioramento temporaneo (aggravamento omeopatico); in entrambi i casi infatti l’organismo sta reagendo al rimedio e non bisogna interferire ulteriormente.
Solo quando tutto torna alla situazione precedente o quando il miglioramento persiste, ma non è definitivo, si prosegue con la ripetizione del rimedio, meglio questa volta sciolto in acqua e scosso almeno 100 volte o con un cucchiaio di legno o in una bottiglietta chiusa, per aumentare la diluizione e renderlo più attivo su un organismo che ha già registrato la diluizione precedente.
Osservazioni dopo il rimedio
Nel mese successivo all’assunzione del rimedio (in certi casi anche per due-tre mesi) è importante osservare attentamente le eventuali reazioni, annotandosi giornalmente i cambiamenti per quanto riguarda l’umore, il sonno, i sintomi fisici e i cambiamenti nelle abitudini alimentari.
E’ essenziale questa fase che spetta completamente al paziente, in quanto il tipo di reazione, il modo e il tempo in cui compare dà indicazioni utili per i trattamenti successivi.
E’ da ricordare che la prima visita e l’assunzione del rimedio non è il più delle volte il completamento della cura, ma l’inizio di una strada da percorrere per poter arrivare alla guarigione, intesa non come semplice scomparsa dei sintomi esterni, ma come risoluzione o riduzione del disequilibrio interno di cui i sintomi costituiscono la manifestazione più evidente.
“Il potere di un uomo sano è quello di rendere migliore ciò che lo circonda, mentre quello di un uomo malato è di peggiorare e distruggere” (commenti all’Organon di J.Reves)
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