Studio sulle Epidemie Influenzali

1 Dic 2003 | Ricerca clinica

ANALISI COMPARATIVA DELL’ONDA EPIDEMICA INFLUENZALE
INTRODUZIONE
In seguito alla continua espansione delle epidemie influenzali in Italia negli ultimi anni, si ritiene che lo studio di tali epidemie viste secondo una analisi omeopatica, rappresenti una condizione favorevole per valutare l’andamento dei sintomi e l’incidenza complessiva di questi sulla salute della comunità.

L’OMS ha recentemente incentivato l’interesse verso tale fenomeno rilevando un notevole sviluppo delle epidemie influenzali a livello mondiale e cercando informazioni sul significato di tale espansione.

L’attuale epidemia di SARS conferma quello che la medicina omeopatica sostiene da tempo sia riguardo alle mutazioni e all’aumento della morbilità; dei virus mutati che al fatto che la natura rifiuta i “vuoti biologici”: per esempio un vuoto che possiamo indurre con una vaccinazione tende a essere riempito da altre specie. Questo ha evidenziato un aspetto inquietante: specie virali che il microbiologo ha da sempre considerato come innocue virulentarsi e diffondersi improvvisamente a grande velocità.

Riteniamo che l’approccio omeopatico nella raccolta dei dati sia particolarmente utile per tale genere di ricerca osservazionale.

La scelta di uno studio multicentrico risponde alle necessità di disporre di una base conoscitiva che permetta di confrontare realtà sociali e geografiche diverse.

L’evento epidemico nella sua complessità e spesso drammaticità clinica è da sempre oggetto di particolare attenzione da parte del mondo omeopatico.

Tutte le scuole di omeopatia sono concordi nel ritenere l’epidemia una situazione anomala per quanto riguarda l’applicazione del principio di individualità perché la forza dell’agente epidemico investe in maniera uniforme una parte della popolazione. Questo comporta nella popolazione colpita una risposta sintomatologica comune e di conseguenza viene persa la specificità; propria dell’omeopatia di prescrivere sui sintomi esclusivamente soggettivi.

Uno degli obiettivi di questo lavoro è proprio di cercare I SINTOMI COMUNI del “genio epidemico” possibilmente osservati su costituzioni diverse nel tentativo di isolare un rimedio specifico per l’epidemia.

Abbiamo anche tentato di realizzare una prognosi precoce ovvero osservare il paziente nel momento più prossimo all’insorgenza della sintomatologia con il conseguente obiettivo di isolare un rimedio specifico simile per l’epidemia.

OBIETTIVI OPERATIVI
Proposito principale dello studio è la realizzazione di una base conoscitiva certa per lo sviluppo della clinica omeopatica. Su un piano tecnico ci siamo posti i seguenti obiettivi:

1) Rilevamento delle frequenze sintomatologiche osservate durante la sindrome influenzale

2) Suddivisione dei sintomi rilevati per categorie

3) Studio dell’onda epidemica

4) Individuazione dei rimedi omeopatici utilizzati nel corso dell’epidemia

5) Confronto delle risultanze statistiche con i dati disponibile relativi alla popolazione generale

METODOLOGIA
Ricordiamo che la diagnosi di epidemia influenzale viene fatta clinicamente includendo solo i casi certi in cui vi sia l’insorgenza di una improvvisa sintomatologia febbrile (almeno 38°C), accompagnata da uno o più sintomi respiratori, digestivi, algici ecc.

La scelta di uno studio osservazionale su campione selezionato è determinata dalla indisponibilità d’informazioni adeguate alla rappresentazione dell’universo omeopatico, non esistendo dati certi e sistematici relativi alle caratteristiche sociali e cliniche dei pazienti omeopatici. Il senso primario di questi lavori è quindi quello di attivare un processo che fornisca alle attività di ricerca un fondamento conoscitivo più solido adeguato alla diffusione e all’importanza che la medicina omeopatica sta assumendo nelle società sviluppate e al ruolo che può svolgere per la soluzione di problemi nei paesi non sviluppati.

Il campione in esame è costituito da 150 (75 nel 2.002 e 75 nel 2.003) soggetti di ogni età e sesso sottoposti a una visita omeopatica nel corso di una evidente sindrome influenzale. Il periodo di osservazione riguarda i mesi di gennaio, febbraio e marzo degli anni 2002 e 2003 nelle città di Firenze, Milano e Parma da quattro medici omeopati.

La diagnosi viene fatta clinicamente includendo solo i casi certi in cui vi sia una insorgenza improvvisa di una sintomatologia febbrile, accompagnata da uno o più sintomi respiratori, digestivi, algici ecc.

I sintomi validi sono quelli che non sono condizionati o prodotti da altre terapie in atto. Occorre dire però che una certa quota di soggetti ha assunto un rimedio omeopatico per lo più a potenza superiori la 200 CH nel mese precedente all’osservazione dei sintomi.

Non sono affatto da escludere in assoluto terapie mediche convenzionali condotte ( a volte all’insaputa del medico esaminatore) nel corso della sindrome influenzale.

Abbiamo comunque lasciato alla valutazione clinica e critica del medico l’attendibilità diagnostica che è alla base di una corretta raccolta di informazioni.

Per ciascun soggetto viene raccolto un insieme di sintomi che portano alla selezione di un’adeguata terapia omeopatica. La frequenza del tipo di sintomatologia rilevata rappresenta l’obiettivo primario della nostra ricerca dove per ogni soggetto abbiamo rilevato un solo accesso nella fase iniziale della sindrome.

Come definizione sintomatologica vengono utilizzati i cosiddetti indicatori dello stato di salute che riproducono una immagine efficace della salute del soggetto e che abbiamo già utilizzato in ricerche analoghe.

La possibilità di definire con una certa oggettività i contorni di una sindrome influenzale ci permette anche di individuare meglio il decorso dell’onda epidemica e di individuare uno o più rimedi omeopatici comuni alla sindrome.

Il rilevamento non è randomizzato ne’ determinato su limiti di età.

DATI CLINICI
La maggior parte dei casi visti (escludendo i casi pediatrici sotto i tre anni) presenta mediamente una sindrome influenzale all’anno (72%), una parte (19%) meno di una all’anno e il restante (9%) più di una sindrome all’anno.

Una rilevante quota di casi dei casi osservati sono pediatrici: 61% nel 2002 e 49% nel 2003. Anche se questo dato è molto eterogeneo in quanto ci sono medici che hanno visto l’80% di casi pediatrici e altri con il solo 20%, riteniamo importante riportare questo dato perché a volte la sintomatologia febbrile nei bambini è più violenta e improvvisa rispetto agli adulti e di conseguenza anche la scelta del rimedio può essere influenzata da eventi tipici di una reazione violenta. Abbiamo però osservato in entrambi i periodi di espressione dell’epidemia, sia nel 2002 che nel 2003, una risposta analoga tra adulti e bambini.

Per quanto riguarda la sintomatologia organica abbiamo notato andamenti simili nei due anni ma con decorsi completamente differenti.

Si sono alternate sindromi a carattere respiratorio (48% nel 2002-54% nel 2003), gastro-intestinale (40% nel 2002-36% nel 2.003) o miste (12% nel 2002 -10% nel 2003).

Anche se non è stato un dato ricercato nella scheda abbiamo osservato che in alcuni casi (4 nel 2002 e 5 nel 2003) la sindrome respiratoria ha visto complicanze polmonari. In altri casi sono state osservate convulsioni febbrili (3 nel 2002 e 5 nel 2003). Questi dati non vengono riportati in % perché non stati raccolti sistematicamente e pertanto sono probabilmente sottostimati.

Nel 2002 l’onda epidemica osservata dai medici esaminatori è stata moderata fino al 28 gennaio, poi fino al 4 febbraio ha incrementato la violenza per poi calare per tutto il periodo di osservazione con dei brevi picchi sporadici.

Nel 2003 l’onda è stata moderata fino alla fine di febbraio, con un ritardo quindi di quasi un mese rispetto al 2002. In seguito invece è diventata violenta per un mese circa con sequele varie, mentre in seguito ci sono stati altri picchi piuttosto rilevanti che sono proseguiti fino a metà aprile.

I dati cronologici relativi alla città di Milano esprimono un anticipo di circa 15 giorni dell’insorgenza della sintomatologia rispetto alle altre città.

Nel 2003 abbiamo dunque assistito a un incremento notevole della durata rispetto al 2000 nonché della sintomatologia sia locale che generale.

Mentre nel 2002 gli indicatori (vedi) più mossi sono stati il 9, il 15 e il 17, nel 2003 sono stati il 3 il 10 e il 15, il che dovrebbe denotare un interessamento più generale e profondo del miasma acuto.

Ricordiamo che l’esiguità dei dati e la soggettività dei rilevamenti non ci ha permesso di realizzare una ricerca attendibile sul piano statistico, ma ci ha permesso egualmente di trovare delle indicazioni utili in prospettiva di una estensione della nostra ricerca.

SINTOMI
Nei 140 casi analizzati sono stati scelti complessivamente oltre 719 sintomi repertoriali con una media di oltre 5 sintomi per ogni caso clinico.

Riportiamo i sintomi scelti che sono comparsi più frequentemente nelle repertorizzazioni e che dovrebbero rappresentare quelli più comuni all’epidemia.

Nel 2002:

MIN/Answer slowly

MIN/Death, thoughts of

MIN/Despair of recovery

STOM/Nausea fever during

STOM/Retching ineffectual

STOM/Thirst, heat during

REC/Unnoticed stool

STOO/Light colored

LAR/Voice weak

EXTR/Coldness heat with hot face

Nella lista dei rimedi di questa repertorizzazione c’è nettamente al primo posto Arsenicum album che copre tutti i sintomi, seguono a distanza Phosphorus, Aconitum, China, Veratrum album, Plumbum, Sulphur, Opium e Zincum.

Nel 2003

MIN/Answer slowly

MIN/Death desire for

HEAD/Pain heat during

STOM/ Vomiting drinking after

REC/Involuntary stool

LAR/Voice weak

COU/Tormenting

COU/Dry/ Night

COU/Paroxismal night

EXP/Thick

FEV/Burning heat

Nella lista del 2003 ci sono al primo posto Sulphur e Opium, seguono ravvicinati: Belladonna, Phosphorus, Pulsatilla, Arsenicum album, Rhus tox., Carbo veg., China e Lycopodium.

RIMEDI OMEOPATICI PRESCRITTI
Nell’epidemia del 2002 il farmaco omeopatico più prescritto nei nostri casi è stato Arsenicum album, seguito da Phosphorus, Eupatorium per. e China.

Anche se il nostro lavoro ha riportato solo l’accesso iniziale, il numero dei rimedi prescritti nel 2002 è stato decisamente inferiore a quelli somministrati nel 2003. Inoltre abbiamo documentato una omogeneità superiore nella prescrizione e si può con cautela affermare che Arsenicum album anche nei risultati ottenuti ha rappresentato un rimedio adatto a quella epidemia, almeno nella sua prima fase. C’è tuttavia da considerare che i sintomi più numerosi della nostra ricerca riguardano il periodo di rincrudimento dell’onda epidemica che è stato piuttosto breve con un solo picco come già descritto.

Nel 2003 i rimedi più utilizzati complessivamente sono stati Sulphur e Belladonna, ma con dei rilevamenti in cui Arsenicum album è prevalso (il 33% delle somministrazioni a Milano). Seguono tra i farmaci più prescritti Bryonia, Ipeca, Carbo vegetabilis (40% a Parma), Phosphoric acid, Eupatorium per.

Opium forse per un problema di reperibilità, pur essendo al vertice nella lista dei sintomi più comuni, non compare se non episodicamente nelle prescrizioni.

I casi in cui non è stata fatta alcuna prescrizione sono l’11% nel 2002 e il 13% nel 2003: anche questo dato risente delle diversità notevoli tra i diversi prescrittori (vedi deviazione standard).

Si può comunque notare una buona corrispondenza tra i rimedi emergenti nella sindrome comune repertorizzata e quelli realmente somministrati.

Sebbene il nostro intendimento originario fosse quello di individuare “il rimedio dell’epidemia” a partire dall’esordio della sintomatologia, l’osservazione dei sintomi è proceduta anche nella fasi successive e abbiamo rilevato diversi dati anche in queste fasi. Abbiamo notato che spesso il medico omeopata ha usato più di un rimedio per curare il paziente, sia nel corso della medesima sindrome influenzale che nel caso di una “ricaduta” del paziente stesso.

Il tentativo quindi di isolare un unico rimedio è stato forse più avvicinato nel corso dell’epidemia del 2002 anche per la sua brevità. L’epidemia o meglio le diverse sequenza epidemiche del 2003 non hanno visto questo andamento per cui anche se Sulphur è emerso come il rimedio più prescritto, nei casi osservati da noi lo è stato solo in una prima fase.

Occorre dire che i medici esaminatori seppur derivando da radici culturali comuni adottano rilevamenti diversificati: per esempio ci sono medici che utilizzano più sintomi mentali e generali altri che privilegiano quelli particolari o locali. Ne consegue una certa disomogenità nei rilevamenti e quindi la scelta dei rimedi risulta in certi casi più “sintomatica” alla sindrome (vedi prescrizioni di Belladonna, Bryonia, Eupatorium ecc).

La presente ricerca non si è data il proponimento di determinare l’efficacia della terapia omeopatica intrapresa, tale obiettivo potrebbe essere assunto in un successivo studio anche se presuppone una più complessa impalcatura epidemiologica.

Estendendo il numero dei medici esaminatori i risultati fin qui ottenuti che evidenziano una chiara carenza statistica, potrebbero essere arricchiti divenendo così di soccorso agli omeopati spesso in difficoltà nell’impatto epidemico e con poco tempo disponibile a individuare tempestivamente una terapia adatta alla sindrome.

L’obiettivo 2 (divisione dei sintomi rilevati secondo categorie) e l’obiettivo 5 (il confronto dei dati con quelli della popolazione) sono a disposizione degli interessati in quanto per motivi di spazio non sono stati riportati.