UN’IMPORTANTE SCELTA PROFESSIONALE AL SERVIZIO DEL SINGOLO MALATO
“Studiare omeopatia in questa nostra epoca può essere un esempio di grande forza e coraggio intellettuale. Una sfida importante in un mondo massificato e omologato, dove il saperescientifico e quello biomedico in particolare, rischiano di essere ridotti a protocolli, standardizzati in modelli virtuali, teorici sempre più lontani dalla realtà concreta del singolo malato”. Questo, in sintesi, quanto è emerso a Roma in occasione della riunione mensile della direzione scientifica della Scuola Italiana di Medicina Omeopatia Hahnemanniana (SIMOH), che si è svolta lunedì 19 Novembre nella sede dell’Aventino e che fa da prologo all’apertura dei corsi di formazione che l’Istituto Omeopatico italiano – fondato molti decenni fa dal Prof. Antonio Negro – organizza per l’anno 2012/2013.
La crisi economica – dicono all’Istituto SIMOH – è innanzi tutto crisi morale, crisi di sistema, crisi di contenuti. E in questo senso anche il sapere, la conoscenza, non sono per nulla indennida tutto ciò. E neanche il campo scientifico e quello medico lo sono.
Oggi assistiamo a vaste trasformazioni. Cambiamenti radicali che sono vere e proprie crisistrutturali, profonde; ossia crisi sia economiche che morali e quindi anche crisi di sapere,di conoscenza; crisi di cultura.
Il più delle volte – dicono i medici SIMOH – a vacillare è proprio il sapere più stereotipato nei paradigmi, chiuso in se stesso, incapace di indagare a tutto campo, senza pregiudizi, ad ampio respiro.
È l’esaurirsi, via via sempre più manifesto, di una conoscenza spesso piegata a banali esigenze del mercato. Di un mercato culturale che invece che costruire i presupposti per un duraturo successo economico, valorizzando contenuti solidi, significativi, scientificamente onesti, facendo crescere valori, creando reti, comunità, relazioni, rischia al contrario di consumare ogni valido contenuto, ogni buona idea, ogni corretta iniziativa con la quale vienea contatto, bruciandola sul fuoco effimero di una sterpaglia sterile, per il successo momentaneo di una idea o di un prodotto destinato a fallire di li a poco.
E questo è ciò che rischia di succedere anche in campo medico, dove le cosiddette scoperte terapeutiche del momento, sono già archiviate l’indomani e dove le ricerche scientifiche, i test di verifica, ecc. corrono il pericolo di essere considerati negativamente anche dagli stessi medici, proprio a causa delle non rare falsificazioni dei dati, compiute in nomedi un mercato sempre più miope e involuto.
In uno scenario così delineato, studiare omeopatia costituisce un percorso significativo edel tutto originale. Oggi molto più che nel passato. Un percorso formativo serio, solido, poiché fondato su fatti sperimentali provati e riprovati in oltre due secoli.
Dedicarsi allo studio e alla pratica della medicina omeopatica significa, infatti, sviluppare leproprie conoscenze e la propria metodologia di ricerca scientifica o di pratica medica, a partire da una metodologia ben precisa, codificata, ripetibile e quindi verificabile poiché basata sulla sperimentazione farmacologica su uomo sano di sostanze altamente diluite e dinamizzate.
Un binomio, questo, sperimentazione su uomo sano e utilizzo delle alte diluizioni – che in medicina omeopatica deve essere considerato imprescindibile per far si che un qualunque atto clinico, terapeutico e gli stessi rimedi terapeutici – così si preferisce chiamarli – possano essere definiti “omeopatici”.
E soprattutto per far si che il parallelismo tra i dati patogenetici ottenuti sperimentalmente su uomo sano e la realtà clinica e fisiopatologica del singolo malato, possa far giungere il medico a quella sempre più esatta corrispondenza tra la terapia prescritta e la concretezza dei meccanismi di regolazione epigenetica individuali; corrispondenza logica che è vera individualizzazione del malato e personalizzazione della terapia a lui più adatta.
Studiare omeopatia significa, dunque, saper affrontare un lavoro scientifico e medico complesso, teso a coniugare insieme le più moderne conoscenze scientifiche, orientandole verso la sempre maggiore comprensione della realtà funzionale – psichica e fisica al contempo – di ogni individuo.
Significa dimostrare di avere la capacità e la forza intellettuale per procedere autonomamente lungo percorsi originali, lungo strade a volte difficili, nuove, ma sempre centrate sulla concreta realtà vivente del singolo organismo umano e sulle conoscenze che da essa possono derivare.
Studiare omeopatia, per noi medici – dicono all’Istituto SIMOH – significa porsi di fronte allapersona umana, di fronte al singolo individuo nell’intento di capirlo in toto, di indagarlo inmodo unitario, nella sua originalità e nella sua irripetibilità fisiopatologica per giungere aduna diagnosi unitaria e non solo di malattia. E soprattutto per curarlo nella sua interezza,nella sua unità. Non agendo qua e la con farmaci sintomatici, ossia capaci di modificaresolo i sintomi di una malattia; ma agendo terapeuticamente sull’intero meccanismo funzionale di un individuo malato, in modo da governarlo, regolarlo, modificarlo e orientarlo tuttoverso una sempre migliore crasia, un sempre migliore funzionamento generale, sia a livello centrale che periferico.
Dal punto di vista terapeutico non si tratta di modificare solo qualche limitata funzionalitàbiochimica, qualche enzima o altro. Non si tratta di corrispondere semplicemente a limitatecaratteristiche molecolari individuali. Né si tratta di sostituirsi – anche solo temporaneamente – ai normali meccanismi fisiologici. Si tratta al contrario di regolarli, di ricondurli ad una funzione più corretta e questo sempre in correlazione con l’intero quadro dinamico funzionale di ogni soggetto.
L’omeopatia costituisce in questo senso l’opportunità di dedicarsi ad uno degli studi più avanzati e metodologicamente strutturati di quella medicina moderna che potremmo definire “medicina fisiologica”, medicina di regolazione. Medicina che indaga a monte l’individuo, non cadendo nel solo dato particolare. Non perdendosi in una sola funzione biologica, in un circoscritto momento endocellulare.
La nostra Scuola – ci dice la Prof. Maria Letizia Salvi, Medico, Presidente della SIMOH eper molti anni ricercatrice all’Istituto di Biologia molecolare della Facoltà di Medicina e Chirurgiadel Policlinico Gemelli di Roma – ha raccolto e porta avanti i fondamenti di quegli studi psico-neuro-endocrino-immunologici che la scuola costituzionalista e biotipologica di Nicola Pende ha fondato e il Prof Antonio Negro, suo Allievo, ha portato avanti, in oltre settananni di lavoro medico, applicandolo allo studio e alla cura del singolo malato, in una visione clinica unitaria e mai settorialistica.
L’omeopatia non è una moda, non è una medicina alternativa, non fa riferimento a conoscenze che sono al di fuori della portata ontologica ed epistemologica del sapere medico edei modelli di conoscenza e di scientificità più moderni.
L’omeopatia in oltre duecento anni di pratica sperimentale e clinica rappresenta una nuova frontiera del sapere scientifico e medico in particolare. Un sapere d’avanguardia, aperto, grazie alla propria metodologia di ricerca, verso sempre nuove acquisizioni, sempre nuovi dati da studiare e approfondire nella conoscenza dei mezzi di guarigione e nell’indagine della fisiopatologia individuale del singolo malato.
Il malato che si rivolge alla medicina omeopatica non cerca solo palliativi sintomatologici alla propria condizione di malattia, non cerca terapie strane, alternative, bensì quella risposta terapeutica che in modo dolce, rapido e duraturo sia tesa a far recuperare la capacità individuale, il potere di difesa, di reazione e quindi la possibilità di un recupero funzionale e organico per tornare a stare meglio, per guarire il più possibile.
Per queste ragioni il Prof. Antonio Negro definì molti decenni fa l’omeopatia una medicina”pro-biotica”, intendendo con questa parola l’alto significato di valorizzazione della vita chein essa e’ racchiuso e che in termini medici porta a riconosce nella biologia di un organismovivente, di un individuo, di ogni persona, potenzialità e capacita’ uniche, segnate dauna vitalità e da una forza di recupero a volte inimmaginabili. In ogni persona e per quantoumanamente possibile.
Con questo spirito, la Scuola Omeopatia italiana ha recentemente aperto a Roma, al Foro Romano, il suo 66° Anno Accademico di studi hahnemanniani. E lo ha voluto dedicare alvalore e all’importanza dell’esempio. Una categoria metafisica, quella dell’esempio, a volte desueta, ma proprio per questo ancora più importante in un’epoca di profonda crisi e trasformazioni radicali, ci dice la Prof.ssa Salvi.
Quell’esempio che da oltre due secoli tanti ricercatori e medici omeopatici hanno dato e continuano a dare ogni giorno dedicandosi allo studio, alla pratica e alla trasmissione culturale di una disciplina medica che per la sua storia, per le sue metodologie e procedureclinico-terapeutiche, nonché per il suo saper valorizzare l’unità biologica organismica individualedi ciascuna persona umana, è stata giustamente definita ”medicina neo-ippocratica”.
di Alessandro Cenci