Le Medicine Complementari

1 Ott 2010 | Editoriali

EDITORIALE DI ELIO ROSSI

Sono stati recentemente pubblicati i dati di una indagine condotta nel 2009 su un campione di 1523 cittadini maggiorenni sulla diffusione fra la popolazione delle Medicine Complementari (MC) e Discipline Bio-Naturali (DBN) nella Regione Toscana.

La ricerca è stata promossa dalla Commissione regionale di Bioetica e condotta dall’Agenzia di Sanità della Toscana. Obiettivo dello studio era valutare l’uso e le conoscenze delle MC, il grado di soddisfazione della popolazione, e fare chiarezza anche sul “sommerso” di pratiche adottate e non ufficialmente dichiarate. I risultati sono certamente di grande interesse, anche perché questo rappresenta il primo studio per quanto “locale”, su questo tema dopo la pubblicazione dei dati ISTAT del 2005 ed è il primo che valuta il fenomeno con ampiezza di prospettiva (tra l’altro oltre le MC sono considerate anche le DBN) in una fase come quella attuale di crisi economica globalizzata.

Un toscano su cinque ha dichiarato di conoscere le MC, con delle differenze notevoli considerando singolarmente le tre discipline. Le più conosciute, in crescita rispetto agli anni precedenti, sono l’omeopatia (18%) e l’agopuntura (14%) che sono anche le più utilizzate, mentre la fitoterapia è conosciuta solo dal 4% della popolazione. Nei tre anni precedenti l’intervista il 7,9% dei toscani è ricorso all’omeopatia, il 3,6% all’agopuntura e l’1,6% alla fitoterapia, ma elevato (21,8%) è il ricorso all’uso delle “piante medicinali”, se consideriamo anche l’utilizzo di prodotti erboristici.

Nel complesso si arriva al 13,4% di utilizzatori se insieme a agopuntura, omeopatia e fitoterapia consideriamo anche la medicina manuale. Se consideriamo invece l’insieme dei cittadini che utilizzano le MC e le DBN, benché i dati non siano sommabili poiché ogni cittadino può usare più di una medicina o pratica, si può ragionevolmente ritenere che circa il 20% dei cittadini utilizzi per la propria salute e benessere terapie e pratiche diverse da quelle convenzionali. Comparando questo dato con quelli precedenti (indagine nazionale del 2005) si rileva comunque una certa riduzione nell’uso delle MC (le DBN non erano considerate). Circa la metà degli utilizzatori si rivolgono a strutture pubbliche o a specialisti convenzionati e nel 57% dei casi informano il proprio medico di medicina generale e circa il 20% dei toscani conosce la legislazione regionale in materia.

Si può ipotizzare che questo calo non sia solo il frutto della crisi economica che rende insostenibile per i cittadini il ricorso a sistemi terapeutici paralleli, ma che in una regione che vanta più di cento ambulatori pubblici di MC dove le prestazioni sono erogate con il pagamento del ticket come per tutte le prestazioni sanitarie, sia riconducibile anche al problema delle liste d’attesa dei pazienti di MC in ambito pubblico che sono sempre più lunghe. È stato anche ipotizzato che negli ultimi tempi sia maturato negli utenti un atteggiamento più critico rispetto all’utilità delle terapie non convenzionali, soprattutto come conseguenza delle campagne mass-mediatiche, soprattutto contro l’omeopatia, lanciate a seguito di alcuni gravi fatti di cronaca. Un dato sembra però smentire questa tesi, ed è rappresentato dal gradimento espresso dagli intervistati, alto per tutti gli utilizzatori di MC: 79% per l’omeopatia, 67-68% per agopuntura e fitoterapia. E anche l’attitudine dei cittadini nei confronti delle MC risulta favorevole in più del 50%, con solo un 4% di persone decisamente contrarie, considerate prevalentemente un complemento alle terapie convenzionali o uno strumento per migliorare la qualità della vita.

Crescono visibilmente i pazienti pediatrici delle MC (25%), e i cittadini sono particolarmente interessati all’uso dell’omeopatia per la cura dei propri figli (23.4%) e anche per i propri animali (3.1%), apparentemente rinunciando, almeno in parte, alle cure complementari per la propria persona a favore dei figli. Venendo infine alle DBN, risulta che ne facciano uso circa il 6.5% dei toscani. Le più utilizzate sono lo yoga (2.3%) e lo shiatsu (2.3%), e la reflessologia plantare (1.4%). Meno praticate la pranopratica (1.1%) e la naturopatia (0.9%). Decisamente ridotto (0.08%) risulta il ricorso al Tuina (il massaggio cinese) e anche alle ginnastiche come il Qigong (0.4%) o Taiji (0.5%). Se consideriamo l’insieme dei cittadini che ricorrono alle MC e alle DBN, abbiamo complessivamente la percentuale del 15.4%.

Quindi, in conclusione, il ricorso alle medicine complementari rimane elevato nella popolazione, anche nella contingenza di sempre maggiori difficoltà economiche, ma la richiesta dei cittadini di poter disporre di cure giudicate utili e spesso essenziali, va appoggiata rafforzando le politiche di integrazione, soprattutto a livello locale, in assenza di quello nazionale, ampliando e consolidando le positive esperienze rappresentate dalle strutture ambulatoriali pubbliche di medicina complementare, per garantire, anche in una fase di contenimento della spesa sanitaria, una risposta di equità ai bisogni di salute della popolazione.