UN’ANALISI COMPLETA DELLE SOSTANZE E DEI NUTRIENTI CONTENUTI NEGLI ALIMENTI DI ORIGINE ANIMALE E I LORO EFFETTI SULLA SALUTE UMANA.
I cibi di origine animale sono un alimento indispensabile per l’organismo umano? No
Essi non contengono sostanze che non siano già rappresentate dal mondo vegetale. Fanno eccezione la vitamina D, A, B12 e il colesterolo. Di contro, i cibi di origine vegetale hanno quantità clamorosamente maggiori di antiossidanti, vitamine, fibre e minerali rispetto ai cibi di origine animale: questi ultimi in realtà sono quasi completamente privi di diverse di queste sostanze.
– COLESTEROLO: il corpo già ne produce a sufficienza, quindi è inutile assumerlo con la dieta, anzi dannoso. È uno dei maggiori responsabili delle malattie cardiovascolari ed è totalmente assente nei vegetali.
– VITAMINA B12: la carne ne contiene solo perchè l’animale in vita ha ingerito vegetali contaminati con i batteri che producono questa vitamina (invece, nel caso degli animali da allevamento intensivo, essa gli viene somministrata tramite integratori). Viviamo in un mondo così igienizzato che raramente veniamo in contatto diretto con tali microrganismi. In passato gli esseri umani ricavavano la vitamina B12 dalle verdure non completamente mondate dalle tracce di terra. Di conseguenza, se ne consiglia l’integrazione periodica.
– VITAMINA D: la si ottiene tramite semplice esposizione al sole per 15 minuti ogni 2-3 giorni. In estate l’esposizione è maggiore e la vitamina D sintetizzata in questo periodo costituirà la riserva invernale.
– VITAMINA A: si ricava agevolmente dal betacarotene, di cui una dieta a base vegetale è ricchissima.
I cibi di origine animale hanno effetti benefici sulla salute umana? No. Per i seguenti motivi:
– La carne e i derivati animali contengono elevate quantità di grassi saturi e colesterolo (anche le carni magre), responsabili delle malattie cardiovascolari e di cancro al colon, seno, prostata, ovaie, endometrio e pancreas.
– Le proteine animali favoriscono l’iniziazione e lo sviluppo del cancro, cosa che non si verifica con le proteine di origine vegetale. L’effetto favorente la carcinogenesi è mediato da un’alterazione dell’asse IGF (Insulin-like Growth Factor), un potente fattore carcinogeno prodotto dall’organismo. Le proteine animali permettono l’ingresso di un maggior numero di carcinogeni nelle cellule, il che a sua volta consente a una maggior quantità di prodotti cancerogeni di legarsi al DNA; questo permette più reazioni mutageniche che danno origine a cellule cancerose, cosa che a sua volta consente una crescita più rapida dei tumori una volta avvenuta l’iniziazione. Per esempio, tale meccanismo è stato collegato al cancro alla prostata: il rischio di svilupparlo è dalle 5 alle 10 volte maggiore in chi ha un livello di IGF-1 superiore alla norma.
– Vi è la credenza che i cibi di origine animale siano indispensabili per il loro elevato apporto proteico, specialmente di PROTEINE cosidette “nobili” (perchè le più simili a quelle sintetizzate dal nostro organismo). In realtà il fabbisogno giornaliero è molto inferiore rispetto a quello che si crede: circa 30-35 grammi, ossia, in media, solo il 5% delle calorie dovrebbe provenire dalle proteine.
L’American Journal of Clinical Nutrition afferma che dovremmo ricevere il 2.5% delle calorie da proteine, e che molte popolazioni si mantengono in ottima salute in questo range. Il WHO – World Health organization – stabilisce una percentuale di calorie del 4,5% derivante da proteine, il 6% secondo il Food and Nutrition Board, e infine l’8% secondo il National Research Council.
Inoltre, se è vero che le proteine vegetali “di bassa qualità” possono essere carenti di uno o più aminoacidi essenziali, tuttavia esse come gruppo li contengono tutti. Grazie al “pool aminoacidico”, ossia la riserva, il nostro corpo è in grado di compensare la carenza di un particolare aminoacido. Tale riserva deriva da processi di “riciclaggio” interno di vecchi tessuti, e vengono conservati sia nelle cellule che nel fegato per essere utilizzati quando necessario. Una dieta comprendente una discreta varietà di vegetali risulta assolutamente completa anche da questo punto di vista. Esiste un’infinità di ricerche convincenti che dimostrano come le proteine vegetali, che consentono una sintesi lenta ma costante di nuove proteine, siano le più sane.
– Le proteine vegetali contengono basi azotate prevalentemente del gruppo PIRIMIDINICO (timina, citosina, metilcitosina, uracile); il loro metabolismo, basato su processi ossidativi, dà, come prodotto finale urea, eliminata normalmente dall’uomo con l’urina.
Le proteine animali, contengono invece prevalentemente basi azotate del gruppo PURINICO (“purine”: adenina, ipoxantina, xantina, guanina); queste basi danno, come prodotto finale, acido urico. Nei carnivori tale acido è trasformato, mediante un particolare enzima, di cui sono provvisti (detto “uricasi”), dapprima in allantoina e poi per idrolisi in urea e quindi, come tale, eliminato.
Nell’uomo e nelle scimmie antropomorfe (che non possiedono il suddetto enzima) l’acido urico proveniente dall’uso alimentare della carne si combina con il sodio e si deposita soprattutto nelle articolazioni, sotto forma di urato di sodio, provocando dolori, tumefazioni, e deformazioni (gotta). Sintomi tipici della sindrome uricemica, che invece è del tutto assente nei carnivori.
Nell’uomo evidentemente la capacità uropoietica del fegato, in altre parole la capacità di quest’organo di fabbricare urea, è insufficiente a smaltire il carico derivante da consistenti quantità di proteine animali ed il processo uropoietico si ferma a metà, cioè all’acido urico.
Quindi sono alimenti ACIDIFICANTI, che impoveriscono tutti gli umori cellulari di riserve alcaline, nel tentativo di neutralizzarne gli effetti, bloccando i prodotti terminali del catabolismo, causando così: fatica cronica, maggiore sensibilità alle infezioni per l’abbassamento delle difese immunitarie dell’organismo e, sottraendo calcio e magnesio alle ossa (dovuto all’uso di fosfato usato per neutralizzare tale acidità), con conseguenti osteoporosi e artriti. Sono quindi false le informazioni riguardanti il latte e i latticini come apportatori di calcio: in realtà lo “rubano”.
– Il FERRO-EME, contenuto solo negli alimenti di origine animale, può agire come iniziatore del tumore di colon, mammella, prostata, delle malattie cardiovascolari e di altre patologie.
– Uno studio su circa 18.500 donne ha rilevato che le donne con il più elevato consumo di proteine animali hanno evidenziato un rischio più elevato di circa il 40% di infertilità ovulatoria, quando confrontate con le donne con i più bassi consumi. Rimpiazzare fonti di proteine animali con fonti vegetali è in grado di ridurre il rischio di infertilità ovulatoria.
Un altro studio ha trovato un’associazione tra consumo di latticini magri e aumento del rischio di infertilità femminile (va comunque considerato che i latticini interi contengono elevate quantità di grassi saturi, i quali sono considerati responsabili di aumentare i livelli ematici di colesterolo, la resistenza all’insulina, il rischio di sovrappeso e obesità, e altri problemi di salute).
– Le uova contengono elevate quantità di colesterolo, grassi saturi e proteine animali. Chi consuma un uovo al giorno ha un aumentato rischio di morte del 25% rispetto a chi consuma meno di un uovo alla settimana. Molti altri studi associano il consumo di uova ad una serie di patologie.
– Il latte contiene allergeni, grassi saturi, colesterolo. Inoltre può riportare tracce di sangue, pus, feci, erbicidi, insetticidi e diossina. Il latte contiene anche ormoni attivi (tra cui il pericoloso IGF-1): tali ormoni sono stati collegati con l’insorgenza di acne negli adolescenti.
– I grassi e le proteine animali sono state correlate ad un aumentato rischio di diabete. Le popolazioni che seguono un’alimentazione ricca di cibi di origine animale presentano i più alti livelli di colesterolo, che a sua volta è associato intimamente al tasso di diabete. Negli studi alimentari condotti sugli Avventisti, i vegetariani avevano un tasso di diabete pari a circa la metà rispetto ai mangiatori di carne. In uno studio, i diabetici di tipo 2, grazie a tre settimane di dieta totalmente vegetale, hanno potuto sospendere le cure a base di insulina. I diabetici di tipo 1 sono stati in grado di ridurre l’assunzione di insulina del 40% in media. Un altro studio ha ottenuto risultati altrettanto spettacolari.
– La cottura della carne ad alte temperature produce grandi quantità di BENZOPIRENE (cancerogeno) e AMMINE ETEROCICLICHE (mutagene e cancerogene).
– Già durante la frollatura, i batteri della putrefazione presenti sulla carne sviluppano sostanze chiamate anche alcaloidi cadaverici: le PTOMAINE. I più famosi sono scatolo, indolo, cadaverina, putrescina, neurina, che si producono maggiormente durante la stagionatura e sono sostanze naturali ma con effetti anche tossici. A questo riguardo bisogna dire che cadaverina e putrescina, per esempio, sono presenti anche nel corpo umano e degli animali vivi, in quantità minime e controllate. Queste sostanze hanno ragione di esistere dal momento che nel corpo ogni giorno muoiono milioni di cellule e vi è necessità che altrettante ne nascano. La presenza eccessiva determina la crescita delle cellule tumorali. Non abbiamo perciò alcuna necessità di aumentare la quota di questi alcaloidi introducendoli con l’assunzione di carne, perchè ci bastano quelli che si producono nel nostro corpo a causa del naturale catabolismo.
È per questo motivo che i carnivori hanno un intestino breve, che permette di ridurre il tempo di permanenza all’interno del corpo ed il conseguente rischio d’assorbimento delle tossine della putrefazione.
L’effetto cancerogeno è comprovato da numerosi studi sul cancro, condotti su popolazioni di vegetariani, in cui si evidenzia un ridotto rischio globale di incidenza e di mortalità per cancro, rispetto ai non-vegetariani.
– Nella carne cruda si ha un notevole sviluppo della carica batterica per neutralizzare la quale sarebbe necessario un ambiente gastrico molto acido, una digestione rapida e un intestino corto per eliminare rapidamente le scorie. L’uomo predilige mangiare la carne cotta, dove la carica batterica si riduce molto, ma per il fatto che lo stomaco dell’uomo raggiunge un’acidità molto inferiore a quella degli stomaci degli animali carnivori o onnivori, la digestione della carne richiede tempi più lunghi. Inoltre, la lunghezza dell’intestino dell’uomo è di circa dodici metri, ed è troppo lungo per consentire un transito veloce degli scarti, dato dal fatto che la carne e i derivati non contengono fibre necessarie a stimolare la motilità intestinale. Per questi fattori, durante il percorso digestivo costituito da un ambiente caldo, la carica batterica si moltiplica di nuovo dando luogo a gonfiori, fermentazioni e fenomeni putrefattivi che impegnano oltremodo il sistema immunitario.
– Anche se i cibi di origine animale contengono piccole quantità di vitamine idrosolubili (gruppo B) e liposolubili (A, D, E), gran parte di queste vitamine, con il calore derivante dalla cottura, vengono inattivate a causa della loro termolabilità.
– Le carni e i latticini contengono spesso NITRITI, aggiunti dalle industrie come additivi alimentari, altamente tossici. Essi fungono da conservante e per questa finalità ne basterebbero quantità relativamente piccole, ma il loro utilizzo principale è quello di conferire il colore rosa al prosciutto cotto e ad altri insaccati e mantenere il colore rosso della carne.
I nitriti possono legarsi all’emoglobina generando metaemoglobina e così disturbare la respirazione e i meccanismi del trasporto dell’ossigeno.
Il problema maggiore con i nitriti è che essi, in determinate condizioni (ambienti acidi come lo stomaco), si possono legare alle ammine (contenute nei cibi proteici come carne, pesce, salumi, formaggi) formando le NITROSAMMINE, composti definiti tra i più cancerogeni che siano mai stati scoperti. Le nitrosammine si formano maggiormente nelle carni sotto sale, conservate e negli insaccati e la loro presenza aumenta ulteriormente se la cottura avviene alla brace o se si mettono in forno salumi e formaggi (per esempio prosciutto e mozzarella sulla pizza), una pratica che andrebbe evitata anche dai vegetariani.
– I NITRATI, sostanze innocue usate come additivi alimentari nella carne e nei latticini, possono trasformarsi in nitriti a causa di lunghi tempi di conservazione, di calore o acidità.
I nitrati contenuti naturalmente in frutta e verdura, invece, sono salutari e non c’è il rischio che si trasformino in nitriti, grazie alla vitamina C e ad altre sostanze antiossidanti di cui questi alimenti sono naturalmente ricchi.
– Se i vegetali destinati all’alimentazione degli animali da allevamento non sono coltivati biologicamente, conterranno sostanze chimiche derivate da concimi, diserbanti e pesticidi in genere. Queste sostanze una volta entrate nell’animale vanno a depositarsi nella carne, nel tessuto adiposo o nei visceri. Chi mangia molta carne non biologica introduce una quantità di prodotti chimici residuati dell’agricoltura 16 volte maggiore di chi si nutre di vegetali non biologici.
– Spesso agli animali da carne, da uova e da latte vengono somministrati antibiotici, che inducono farmaco-resistenza, indebolimento del sistema immunitario. Agli antibiotici si aggiungono vaccini, antinfiammatori e persino farmaci calmanti.
– Gli animali da allevamento sono spesso sottoposti a trattamenti basati su ORMONI steroidei e anabolizzanti. Moltissime sostanze ormonali sono state utilizzate per anni e anche oggi che sono vietate per legge, vengono somministrate diffusamente utilizzando il circuito clandestino. Sembra che tali ormoni, assunti durante la gravidanza dalla madre attraverso la carne, possa ridurre il numero di spermatozoi del futuro figlio
Vari tipi di estrogeni sintetici utilizzati legalmente negli USA ma molto diffusi anche in Italia in modo clandestino, sono in grado di legarsi al DNA e di fungere da iniziatori del processo di formazione del tumore. Agli animali vengono somministrati ormoni e sostanze ormono-simili ad azione anabolizzante e antidiuretica affinchè aumentino di peso non solo per aumento di massa muscolare ma anche di acqua (venduta al costo della carne). Tutti i trattamenti vengono poi sospesi per tempo (due giorni prima della macellazione) per eludere i controlli. Anche in Italia come nel resto del mondo dove viene praticato l’allevamento intensivo, circolano grandissime quantità di carne trattata o “toccata” come dicono in gergo gli addetti ai lavori in Piemonte. Più di quello che appare o che trapela dai media d’informazione.
– La carne genera aggressività, perché fa aumentare i livelli, nel cervello, di dopamina e di adrenalina, mentre fa diminuire la serotonina, sintetizzata a partire dal triptofano, che giunge al cervello in dosi basse, a causa dell’impegno dei meccanismi di trasporto degli aminoacidi per le dosi elevate di tiroxina e leucina, contenute nelle carni in misura maggiore del triptofano. Una ridotta quantità di serotonina aumenta l’aggressività, diminuisce il sonno e predispone alla depressione.