EDITORIALE DI ELIO ROSSI
Il documento “Linee guida nella formazione in medicine e pratiche non convenzionali riservate ai medici chirurghi e odontoiatri” approvato lo scorso dicembre dal Consiglio Nazionale della FNOMCeO, rappresenta certamente la maggiore novità di questi ultimi mesi in tema di regolamentazione delle Medicine Complementari (MC), citate nel documento come Non Convenzionali (MNC).
La proposta della FNOMCeO, a cui si è giunti dopo un percorso piuttosto travagliato, che abbiamo cercato di sintetizzare in un precedente Editoriale (Medicina Naturale n.1/2010) è oggetto di un’inchiesta in questo numero della rivista (“Il ricambio generazionale nelle MNC” di Pierluigi Altea a pag 22), che riporta anche i primi giudizi espressi dagli interessati. Il primo dato rilevante è che il documento di fatto sancisce la condivisione di un iter legislativo che è stato proposto dalle Regioni, a partire dal felice esito della normativa della Regione Toscana, approvata nel 2007, non impugnata dalla presidenza del Consiglio, e ora in fase avanzata di applicazione per quanto riguarda l’accreditamento delle figure professionali e, a breve, anche degli enti di formazione di medicina complementare, e che individua nel percorso di un’approvazione da parte della Conferenza Stato-Regioni e Province Autonome, l’unica via attualmente praticabile. Recentemente alcune associazioni, pur apprezzando l’iniziativa, hanno espresso alcune critiche a questo documento, seppur partendo da punti di vista tra loro molto diversi, spesso opposti. Per esempio è stato rilevato il problema della limitazione dell’accreditamento ai soli soggetti “non a fini di lucro”.
Questa suona come una affermazione di principio, però assolutamente irrealistica nella sua applicazione, introdotta nel testo nel tentativo, maldestro, di separare gli interessi economici dalla formazione e andrà sicuramente corretta. Alcuni ritengono che, in quanto al monte ore, l’asticella sia stata posta troppo in alto, altri troppo in basso, e forse questo potrebbe essere la dimostrazione che la proposta del documento rispecchia una giusta mediazione fra quanto attualmente esiste.
Altre cose possono essere facilmente corrette in base a una serena discussione tra gli attori, per esempio se il monte ore debba o meno essere trasformato in crediti formativi, se si debba parlare di MNC e non di MC; più impegnativa sarà il confronto sulle “disposizioni transitorie”: se conviene prevedere un tempo così breve, di soli 6 mesi, per una sanatoria delle posizioni pregresse, e se i criteri per l’accreditamento degli operatori siano o meno troppo lassi, e rischino quindi di aprire un varco all’entrata nell’elenco dei medici “esperti” di persone non perfettamente qualificate. E’ senza dubbio importante ribadire la necessità di affermare la qualità della formazione professionale, ma va anche rilevato che criteri troppo selettivi, oltre ad escludere dall’accreditamento professionisti che hanno avuto solo la sfortuna di nascere e formarsi in epoche in cui la prospettiva di un riconoscimento dell’iter formativo appariva molto lontano, possono essere facilmente impugnabili e dar luogo a miriadi di contenziosi di cui non si sente assolutamente il bisogno.
Ultimo problema è il rapporto con l’Università. Infatti sia il percorso toscano che il documento FNOMCeO non contemplano la formazione che avviene in ambito universitario. Rimane così da risolvere il problema dei Master universitari che svolgono un programma analogo ai corsi accreditabili, con monte ore equivalente o anche superiore, ma in tempi ridotti (1-2 anni) rispetto a quanto previsto sia dalla legge toscana che dal documento FNOMCeO (3 anni). Fino a poco tempo fa il problema era quasi inesistente, dato che i corsi dell’università erano pochi e in genere non erano “professionalizzanti”, mentre oggi esistono diversi corsi universitari professionalizzanti, che stando strettamente ai criteri vigenti, non consentirebbero l’iscrizione agli elenchi degli Ordini, se non in fase di disposizioni transitorie, che comunque sono in scadenza ravvicinata per la legge toscana (aprile 2011), o con tempi molto ridotti secondo il documento FNOMCeO (entro 6 mesi).
Che fare a questo punto? Superata la fase elettorale e ridisegnato l’organigramma della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e quindi la Commissione Salute, è urgente ripristinare il Gruppo tecnico interregionale e promuovere al più presto la costituzione di un tavolo di confronto con gli Ordini professionali, FNOMCeO in testa, i ministeri competenti (salute e istruzione), le Società scientifiche e le associazioni di settore, che prenda in esame l’intera problematica, analizzando i vari documenti e le specifiche proposte, per arrivare a definire una piattaforma comune da discutere con l’Università per arrivare finalmente a definire una soluzione condivisa. Il primo documento delle Regioni e il successivo della FNOMCeO, non sono certo una legge vincolante, ma rappresentano, al momento, solo un passo iniziale concreto nella giusta direzione, che potrebbe portare alla definizione di un documento condiviso che dovrebbe rappresentare la base per un futuro accordo Stato Regioni, la prima tappa dell’unico percorso possibile che può sostituire la legge nazionale, che, con tutta probabilità, non arriverà neppure in questa legislatura.